l'occupazione
L'occupazione e lo sviluppo dell'economia
I posti di lavoro non esistono come entità a se stanti!
E’ errato e fuorviante indirizzare ed orientare gli sforzi legati allo sviluppo dell’occupazione, parlando di "posti di lavoro".
Esistono invece le imprese le quali, all'interno della loro organizzazione gestionale e produttiva, distribuiscono le incombenze necessarie alla realizzazione del ciclo produttivo, delegando quelle persone che hanno selezionato per competenza professionale.
Non si può difendere o creare solamente "posti di lavoro" se non si sono già preventivamente difese le imprese (quelle sane) o se non se ne creano di nuove (valide).
I punti programmatici seguenti, pertanto, costituiscono il prerequisito alla soluzione del "problema" della occupazione e della salvaguardia dei "posti di lavoro".
Rendere effettivamente privati tutti i grandi gruppi imprenditoriali ed in particolare "privatizzazione" di aziende che utilizzano denaro pubblico per i loro investimenti (cioè come capitale di rischio), appellandosi alla solidarietà sociale al posto delle P.M.I., che ne sarebbero più bisognose e meritevoli.
E' ormai palese che la grande impresa non può più garantire una occupazione di massa per motivi intrinseci legati alla indispensabile innovazione tecnologica, alle nuove metodologie di lavoro e robotizzazione.
Abbandono della strategia della occupazione di massa nella grande impresa ed avvio di una politica di occupazione frazionata nella P.M.I., favorendone la crescita numerica.
Spostamento quindi del polo occupazionale, dalle grandi imprese dai grossi gruppi industriali, alla P.M.I. unitamente alla riqualificazione del personale.
Politica di incentivi mirati alla P.M.I., onde favorire la formazione di numerose nuove imprese, al fine di ammortizzare l'effetto causato dalla fisiologica contrazione occupazionale o dalla mobilità sul territorio da parte delle grandi imprese già esistenti.